Una storia di Maggio: Un vinile, Billie Holiday e la (meravigliosa) vita.

Oggi voglio raccontare una storia di qualche mese fa.
Dovete sapere che qui, nella mia piattissima pianura e nella provincia che circonda la mia cittadina-ina-ina-ina, a volte ci sono anche delle belle iniziative. Una di queste è chiamata “Libri Sotto I Portici” e consiste in una mostra mercato di libri e vinili, ogni prima domenica del mese. E’ diversa dalle altre mostre mercato o dai banchetti improvvisati, perchè si respira il clima del paese. La gente che esce piano, perchè è domenica; la messa, i bar che si riempiono per la colazione. I giovani di un tempo che ricordano la gioventù tra un libro e un vinile. Non è come le manifestazioni cittadine, dove la gente passa e va, senza prestare molta attenzione; vige la regola dell’usa e getta, purtroppo anche nei rapporti interpersonali; e anche se vivo in una piccola città, me ne accorgo sempre più spesso. E’ questa la vera crisi, credetemi.  D’altro canto, il paese, solitamente, presenta un grande attaccamento alle radici e alle proprie tradizioni; un campanilismo difeso con gli artigli, contro tutti e contro tutto. Nella domenica dei libri, invece non si respira questo clima: il paese diventa una sorta di terra franca, dove gli appassionati giungono come pellegrini.

Ebbene, come avrete capito, mi piace frequentare questa mostra mercato. L’ultima volta, ci sono stata a Maggio. Mi piace far scorrere le dita tra i raccoglitori dei vinili, il brusio leggero e la gente che parla di album, gruppi, concerti. Sotto i primi portici c’è una bancarella piuttosto grossa e fornita. Ora posso dirvi con certezza che era una delle bancarelle che frequentavo di più. Quella domenica però, tra una cosa e l’altra, non la riconobbi subito. Inizio a fare scorrere le dita tra un raccoglitore e l’altro. Dischi bellissimi, alcuni dei miei artisti preferiti. Mi ricordo che uno era delle Boswell Sister. Adoro. Scorro, scorro, scorro e…
No, non posso crederci: Lady in Satin di Billie Holiday, la sola e unica. Lo prendo in mano. Lo giro e lo rigiro, quasi con timore. Sulla copertina in plastica che ha la funzione di proteggerlo,  in basso a destra, si legge una scritta: ” X la chitarrista di Mantova”. Ma dai, che strano. Io sono di Mantova ed effettivamente suono. Perchè non mi sembra una coincidenza, un semplice caso?

Lo prendo, lo giro di nuovo, leggo ogni singola riga. Decido di tenerlo in mano. Dai, lo prendo, dico tra me e me. Il proprietario si fa vedere. Un volto noto. Avevo già parlato con lui, un’altra volta che ero stata lì. Avevamo parlato di Billie Holiday, appunto. Anche a lui piaceva e in quello stesso periodo, stavamo leggendo entrambi la biografia “La signora canta il Blues”.

Si avvicina. Mi guarda e dopo un po’ dice: -Non sei mica tu?-. Ci spieghiamo.  Si, era proprio lui quello di qualche mese fa. Come vi ho già detto, avevamo già parlato della musica, di Billie Holiday e della sua biografia, del fatto che suonavo. Avevo anche detto che mi sarebbe davvero piaciuto avere un suo disco.
Un disco vero, non brani così, pietre miliari della storia della musica, volgarmente stipate in una Usb.

La risposta fu, su per giù, questa: -Ecco si, io e mio fratello abbiamo guardato cosa potevamo portare da casa. C’era questo disco di Billie Holiday e abbiamo pensato di scrivere questa cosa, così magari se ripassavi, riuscivi a vederlo. Stavo giusto controllando, se lo prendeva qualcun altro-.
Ecco.
Quel disco era lì per me.
Nel momento in cui l’indelebile rosso aveva scritto quella frase, qualcuno aveva ripensato a me, o meglio alle mie parole. Per molti questo gesto può sembrare una banalità o una cosa da tutti i giorni. Per me no, dato che ho sempre la sensazione di parlare troppo, di annoiare, di apparire per quella che non sono.
Non di rado, infatti, mi trovo a chiedermi perchè ho detto una cosa o un’altra, proprio perchè spesso penso di non essere ascoltata o che le mie parole siano inutili. Allo stesso tempo, mi capita di rimproverarmi perchè vorrei dire quattrocentocinquanta miliardi di parole, e invece mi trovo a dire una manciata di vocaboli disordinati.
Per una volta nella mia vita, ho avuto la prova tangibile che le parole che ho speso non so cadute nel vuoto, sono state prese in considerazione. Qualcuno ha pensato di scrivere questo, in modo tale che io, forse, un giorno avrei visto e trovato quella perla.

In passato mi era già capitato qualcosa di simile, ma questa del vinile proprio non me la sarei ma aspettata. Questo episodio vale le mille volte che lo sconforto, la delusione, la tristezza, la rabbia e la solitudine prendono il sopravvento.
Perchè, anche se a volte è difficile, continuerò a sostenere che la vita sia meravigliosa. Modugno cantava:

(…)Meraviglioso
perfino il tuo dolore
potrà guarire poi
meraviglioso
Ma guarda intorno a te
che doni ti hanno fatto:
ti hanno inventato
il mare eh!
Tu dici non ho niente
Ti sembra niente il sole!
La vita (…)

Mi piace anche pensare che in questa strana adolescenza, la musica mi abbia  aiutato molto.
Davvero non saprei riconoscermi senza musica.
Domenica 3 Maggio è stato il mio giorno di meraviglia, un giorno regalato che conserverò in quell’organo in altro a sinistra che chiamano cuore.

C.
Billie Holiday

4 pensieri su “Una storia di Maggio: Un vinile, Billie Holiday e la (meravigliosa) vita.

      1. Mi fa molto piacere che anche tu abbia apprezzato questa stupenda canzone. Nel mio blog puoi trovarne tante altre: infatti quando replico ai miei commentatori spesso chiudo la risposta con il video di un brano inerente al concetto che ho appena espresso. Nei commenti a questo post, ad esempio, ne ho caricati una decina: https://wwayne.wordpress.com/2015/06/28/una-spalla-su-cui-ridere/.
        Colgo l’occasione per consigliarti questo splendido film, che si apre proprio con A horse with no name in sottofondo: https://wwayne.wordpress.com/2014/01/08/il-fine-giustifica-i-mezzi/. Grazie mille per i complimenti (che contraccambio) e per la risposta! 🙂

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